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La guerra dei semi

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La trasmissione Report come al solito porta sul grande schermo una questione molto delicata che passa quasi inosservata dai grandi media. Il processo di concentrazione del mercato agricolo mondiale sta procedendo silenziosamente da decenni. Le dieci più grandi multinazionali del settore sementi (soprattutto OGM) e pesticidi controllano oltre il 70% del mercato.

L’obiettivo di questo oligopolio è quello di spartirsi il mercato, stabilire i prezzi, indirizzare le politiche e, alla fine, controllare il modo in cui l’umanità produce il cibo e quindi controllare le sorti dell’intero pianeta. “Chi controlla i semi, comanda il mondo” ha detto una volta l’ex Segretario di Stato statunitense Henry Kissinger. Ho cercato in questo articolo di approfondire la questione che, detto sinceramente, aveva anche per me poca chiarezza.

Ad una recente conferenza mondiale di Terra madre di Slowfood (Fonte) l’attivista indiana Vandana Shiva sosteneva quanto segue:

I costi dei semi sono aumentati e i brevetti da parte delle multinazionali costringono i coltivatori ad acquistarli ogni anno e ad indebitarsi, portandoli anche al suicidio. Questo è un grave problema in tutto il mondo. I semi, per assurdo, diventano la causa della schiavitù, indebitamento e sofferenza per gli agricoltori. Al contrario, ogni seme salvato possiede dentro se stesso l’incarnazione della biodiversità e della diversità culturale. Il nostro movimento in India ha un nome che significa sia nuovi semi che nuovo dono.
Ho partecipato ad un incontro con le multinazionali chimiche, il cui piano è di rimanere in pochi anni solamente in 4 grandi aziende per controllare tutto il mercato dei semi, delle medicine, dei prodotti agrochimici attraverso tre strumenti: brevetti, ingegneria genetica e libero scambio. Vogliono, come la chiamo io, “la colonizzazione” dei semi, mentre dobbiamo pensare alla libertà dei semi, la sovranità per i coltivatori in modo da opporsi alla volontà delle multinazionali che cercano di porre fine alla biodiversità.

Come, per mezzo di brevetti, le multinazionali monopolizzano il mercato

Per migliaia di anni gli agricoltori hanno prodotto i loro semi attraverso incroci di piante, spesso casuali, creando piante che si adattavano in modo ottimale alle condizioni locali, i cosiddetti ibridi . Questo metodo auto-perpetuante è chiaramente un problema per i grossi produttori. Così, per evitare il riutilizzo dei semi messi da parte ogni anno dagli agricoltori, i giganti dell’agricoltura hanno trovato il modo di bloccare la libera riproduzione dei semi, con la cosiddetta “tecnologia terminator“: una modificazione genetica che rende la pianta sterile dopo un solo ciclo di semina e costringe quindi gli agricoltori a comprare ogni anno nuovi semi.
Tutte le grandi compagnie del settore agricolo conducono ricerche sui semi “terminator” e hanno ottenuto diversi brevetti. Le piante terminator non sono usate al momento, perchè dal 2000, esiste una moratoria dovuta alla Convenzione ONU sulla diversità biologica. Questa però non è legalmente vincolante e ci sono stati svariati tentativi di indebolire il bando. Se questi tentativi dovessero aver successo, ne deriverebbe una immensa minaccia alla biodiversità e alla sicurezza alimentare di milioni di persone che vivono solo di agricoltura, specialmente nei paesi in via di sviluppo. Per questo, ci sono in tutto il mondo iniziative ecologiche che chiedono un bando permanente su questa tecnologia, così come sui brevetti che la riguardano. (Fonte)

In cosa consistono questi brevetti?

Lo sviluppo dei brevetti riguarda principalmente due strade: semi resistenti agli erbicidi, venduti in combinazione con gli erbicidi glufosinato o glifosato per esempio; piante che contengono il Bacillus thuringiensis (Bt), un batterio velenoso che uccide gli insetti. In realtà (anche se non si dice) pare che molti OGM  non abbiano dato i risultati tanto profetizzati: i raccolti non sono poi significativamente tanto più produttivi, nè tanto meno si è abbassato l’uso dei pesticidi (e perchè dovrebbe dico io? Alla fine il loro principale business è quello degli antiparassitari!). A questo unisci anche lo scetticismo e la sensibilizzazione della popolazione europea contro gli OGM, ed ecco che molte  compagnie, soprattutto europee, le tedesche Bayer e BASF su tutte, stanno sviluppando una serie di brevetti su piante o semi già esistenti! Come esistenti? Già, una nuova prassi è quella di prendere piante coltivate prima convenzionalmente e in seguito manipolate geneticamente, perché in questo modo è più facile ottenere il diritto al brevetto. Concedendo questi brevetti, l’Ufficio Europeo Brevetti accetta, di fatto, che anche piante coltivate convenzionalmente siano dichiarate “invenzioni” e che le risorse genetiche vengano monopolizzate. Per esempio la Monsanto si è vista recentemente revocare un brevetto su un grano indiano, dopo una denuncia fatta da Greenpeace nel 2004. In pratica l’opposizione presentata da Greenpeace e sostenuta dalla Harat Krisnak Samaj, la maggiore organizzazione agricola indiana, si basava sul fatto che le caratteristiche descritte nel brevetto sono esattamente quelle che hanno fatto la fortuna del pane chapati (nap hal) presso i contadini asiatici: “Nel brevetto non c’è nulla di nuovo rispetto allo stato dell’arte del frumento che gli indiani conoscono e usano da centinaia di anni. Semplicemente vengono descritte in modo dettagliato le sequenze genomiche che sono state selezionate durante le coltivazioni” afferma Federica Ferrario, responsabile campagna Ogm di Greenpeace. Anche la corte suprema indiana aveva chiesto il ritiro del brevetto. “E’ un successo per i coltivatori di tutto il mondo. Abbiamo dimostrato che si trattava di un vero e proprio furto della Monsanto ai danni dei contadini indiani. Nel mondo non dovrebbero esistere brevetti sulle sementi per garantire il libero accesso alle sementi e quindi la sicurezza alimentare” (Fonte). Intanto però, di brevetti di questo tipo ne sono stati autorizzati tanti: in pratica le multinazionali vanno a ricercare semi interessanti sparsi per il mondo tra i contadini, ne finanziano la ricerca per estrapolare un profilo genetico (cioè quello originale del seme, non modificato!) e solo per questa finta scoperta, richiedono il brevetto, magari assegnando un marchio di fantasia al seme. Un pò quello che è stato architettato per il Kamut, ma di questo ne parleremo un’altra volta.

Piante convenzionali diventano brevetti

La Convenzione di Strasburgo sui Brevetti, nel 1963, e la Convenzione Europea sui Brevetti, nel 1977, escludevano richieste di diritti proprietari riguardanti “procedure essenzialmente biologiche”. Razze e specie di animali o piante non venivano considerate invenzioni da proteggere e l’obiettivo della decisione era quello di impedire che i processi vitali divenissero beni di mercato. Oggi, l’Ufficio Europeo Brevetti concede diritti proprietari anche su piante coltivate convenzionalmente. C’è comunque uno spiraglio di speranza. Quest’anno il Deutscher Bundestag, il parlamento tedesco, ha deciso di cambiare la legge tedesca sui brevetti e bandire la concessione di diritti proprietari su animali e piante allevati convenzionalmente. E’ vero che questa legge non interferisce con le pratiche dell’Ufficio Europeo Brevetti, ma è possibile che altri paesi decidano di imitarla e bandiscano i brevetti sugli organismi viventi.  (Fonte) In verità molto si sta muovendo a livello internazionale in merito alla questione degli OGM e della salute. E’ nato un movimento di protesta espressamente contro la Monsanto, “March against Monsanto”, un’ organizzazione non governativa che ha già raccolto 246mila follower in tutto il mondo. E che dire di un libro passato inizialmente in sordina in America e poi diventato un piccolo best seller: “Il mondo secondo Monsanto“, di Marie Monique Robin, che per tre anni ha indagato sulle pratiche poco ortodosse della multinazionale per imporre la propria egemonia mondiale sulle sementi e sull’introduzione su larga scala degli OGM, senza che vi sia stata una seria indagine sugli effetti sulla salute umana. In seguito parlerò di altri esempi di invenzione dal nulla!

 

Numero di brevetti emessi dall’Ufficio Europeo Brevetti
1. BAYER 206
2. DUPONT-PIONEER 179
3. BASF 144
4. SYNGENTA 135
5. MONSANTO 119
6. DOW 20

Numero di domande di brevetto
1. DUPONT-PIONEER 1.454
2. BASF 1.273
3. SYNGENTA 961
4. MONSANTO 811
5. BAYER 771
6. DOW 228

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